0
Carrello
Contatti
The clean solution

Il problema con la plastica

I rifiuti di plastica si trovano ovunque: nel terreno, nei fiumi, negli oceani e persino in noi esseri umani

Einfach nur weggeworfen: Dutzende von Einweg-Plastikbechern liegen auf der Straße

Tenere sotto controllo la situazione quando si parla di plastica può essere davvero una sfida. Alcune persone ribadiscono quanto l'inquinamento sia in continua crescita e che la gestione dello smaltimento dei rifiuti rimane ancora da risolvere. Molti chiedono di bandire completamente la plastica monouso, mentre altri invitano alla moderazione, in quanto sono molti i campi della della società, come la medicina o l'industria, in cui non è proprio più possibile fare a meno dei materiali sintetici.

Ecco perché vogliamo esaminare il problema della plastica da diversi punti di vista. Nella prima parte vi forniremo fatti e cifre di un mondo in cui la plastica è onnipresente e parleremo delle conseguenze dei rifiuti di plastica sull'uomo, animali e ambiente. La seconda parte, invece, vi fornirà alcuni suggerimenti utili su come evitare o eliminare la plastica dalla vita quotidiana.

Plastica: un prodotto di scarto diventa uno dei materiali più venduti

Tutto comincia a metà del XX° secolo quando la plastica, inizialmente prodotto di scarto dell'industria chimica, conquista il mondo.

Leggera, infrangibile, resistente alle alte temperatura, versatile e relativamente economica nella produzione, la plastica viene utilizzata sia per l'imballaggio di generi alimentari, giocattoli, abbigliamento e cosmetici sia per mobili, automobili, computer e apparecchiature medicali.

Effettivamente, oggi, non c'è più un settore della vita in cui non vengano utilizzati prodotti in plastica.

Solo una piccolissima parte viene riciclata

Il settore è in pieno boom. Tra il 1950 e il 2015 l'industria mondiale produce oltre 8,3 miliardi di tonnellate di plastica. Secondo il «Plastikatlas 2019», questa cifra equivale a «più di una tonnellata per ogni persona che oggi vive sulla Terra». Quello che nessuno vede, o meglio, non vuole vedere è che ben 6,3 miliardi di tonnellate (il 75 %) sono già state buttate, e per la maggior parte,  si tratta di prodotti monouso e imballaggi.

Fino al 2015 sono stati prodotti circa 8,3 miliardi di tonnellate di plastica – 6,3 miliardi dei quali sono già stati buttati
Tra il 1950 e il 2015 sono stati prodotti oltre 8,3 miliardi di tonnellate di plastica. Di questi, 6,3 miliardi sono già stati buttati (fonte: Plastikatlas 2019)

Bè la maggior parte sarà stata sicuramente riciclata? Purtroppo no.

Come ha scoperto il «Plastikatlas 2019», «dal 1950 è stato riciclato solo il 9 % di tutta la plastica buttata nei rifiuti». E anche oggi la percentuale di riciclo globale dei rifiuti di plastica si aggira sul 14 %. Un altro 14 % finisce negli inceneritori e il 40 % in discarica.1 Il resto (32 %) si trova sulle spiagge, nello stomaco di uccelli e mammiferi marini, nei fiumi, nel terreno e sul ciglio delle strade.

Persino i ghiacciai dell'Artide contengono microplastiche. I ricercatori hanno documentato una concentrazione talvolta superiore alle 12.000 particelle di microplastiche per litro di ghiaccio marino.2

1 Fonte: Plastikatlas 2019
2 Fonte: www.nationalgeographic.com

Ma cos'è la plastica?


Plastica è il termine comunemente usato per definire i vari tipi di materie plastiche (o plastomeri) che possono essere sintetiche (ricavate dal petrolio) o semisintetiche (ricavate dalla lavorazione di polimeri naturali come la cellulosa). La plastica, perciò, è un materiale sintetico derivante da materia organica. Gli esperti partono dal presupposto che oggi, in tutto il mondo, esistano più di 200 tipi diversi di plastica. Ecco i cinque più conosciuti. 3

• Polietilene (PE): è la plastica più utilizzata nel mondo, è molto resistente e serve per esempio per produrre cassette porta bicchieri, secchi, ma anche pellicole da imballaggio e sacchetti di plastica.

• Polipropilene (PP): è un materiale sintetico molto robusto e resistente, utilizzato per esempio nel settore medicale, nell'industria automobilistica (allestimenti interni) e nel packaging.

• Cloruro di polivinile (PVC): viene prodotto come PVC rigido, adatto a macchinari, infissi e tubazioni, e come PVC morbido, indicato per le guaine dei cavi e i pavimenti in PVC.

• Polistirolo (PS): è indicato sia per gli imballaggi sia come materiale isolante nell'edilizia.

• Polietilene tereftalato (PET): con questo polimero si producono per esempio le famose bottiglie di plastica. Inoltre viene utilizzato per fibre tessili (come per esempio il pile).

3 Fonti: www.chemie.de; www.nanopartikel.info

Microplastica: questa sconosciuta

A metà del 2019 una notizia ha suscitato grande scalpore: in tutto il mondo, gli esseri umani ingeriscono in media fino a cinque grammi di microplastiche alla settimana. Una quantità che equivale pressappoco al peso di una carta di credito4, riferiva il WWF, il Fondo Mondiale per la Natura, che ha commissionato questo studio all'Università di Newcastle, in Australia. Non è ancora chiaro quali siano le conseguenze di tutto questo sulla salute umana.

È chiaro, invece, che noi ingeriamo continuamente particelle di plastica, microplastiche e nanoplastiche «attraverso l'aria che respiriamo, il nostro cibo e l'acqua che beviamo», ha dichiarato Heike Vesper, direttrice del programma marino del WWF in Germania.

Le microplastiche si possono trovare praticamente ovunque nell'ambiente. Persino negli in noi esseri umani
Vengono definite microplastiche quelle piccole particelle di materiale plastico, insolubili, che misurano al massimo cinque millimetri

Sappiamo anche che l'inquinamento causato dalla plastica è un problema globale e riguarda tutte le popolazioni del mondo. «I pezzi più grandi di plastica si riducono in particelle di microplastica di cui è ormai accertata la presenza in alimenti come miele, molluschi e pesce. Ulteriori fonti riportano anche la presenza delle microplastiche nelle bottiglie e quella delle fibre sintetiche nell'aria che respiriamo. Se non vogliamo introdurre particelle di plastica nel nostro organismo, dobbiamo impedire che ogni anno milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscano nell'ambiente», chiarisce Heike Vesper. In altre parole: avvelenando gli oceani, avveleniamo noi stessi. Infatti, circa il 70 % dell'ossigeno che respiriamo proviene dal mare.

4 Fonte: WWF, Università di Newcastle/Australia

Microplastiche: cosa sono?


Secondo il WWF vengono definite microplastiche le «particelle di materiale plastico, solide e insolubili, che misurano al massimo cinque millimetri. Le microplastiche possono derivare per esempio dagli pneumatici, dall'usura di pezzi di plastica di dimensioni maggiori, come per esempio gli imballaggi, dal lavaggio di tessuti sintetici o dall'utilizzo di particelle di microplastiche nei cosmetici. Queste piccole particelle di materiale plastico finiscono nel mare attraverso i fiumi, le acque di scarico e gli scarichi urbani. Le microplastiche finiscono nel terreno per esempio attraverso i fanghi delle acque di scarico vengono sparsi nei campi».5 Se queste microparticelle vengono ulteriormente frammentate dall'azione del sole, del vento e delle onde nei mari, nei fiumi o nel terreno si parla di nanoplastiche.

5 Fonte: relazione del WWF «Aufnahme von Mikroplastik aus der Umwelt beim Menschen» (ingestione di microplastiche da parte dell'uomo attraverso l'ambiente)

Attenzione quando utilizziamo la plastica.

Un mondo senza plastica è difficile da immaginare. I materiali sintetici sono diventati troppo importanti per i svariati settori della nostra vita. Dallo spazzolino da denti alle otturazioni, dai contenitori per alimenti ai computer, senza dimenticare indumenti impermeabili ecc. ecc.: oggigiorno non possiamo più fare a meno della plastica. Ma dobbiamo fare più attenzione ed evitarla quando e dove possibile. Questo non riguarda soltanto i consumatori, ma soprattutto, le aziende che producono prodotti in plastica.